Dal punto di vista economico – finanziario sono settimane calde sul fronte Italia – Francia.
Sull’asse Parigi – Milano si discute di Telecomunicazioni e Media, con Telecom e Mediaset all’interno di una “partita a scacchi” di livello continentale, Lavazza ha acquisito la transalpina Carte Noire e nelle ultime ore Campari ha raggiunto un accordo con la famiglia che controlla Societè des Produits Marnier Lapostolle (spml), titolare dello storico marchio Grand Marnier, rilevandone il 17,19%.
Campari può rappresentare un ottimo case history per le acquisizioni; analizzando la crescita del Gruppo, fondato nel 1860, oggi vanta il 45% dei brand globali. I riflessi di questa crescita, a suon di acquisition, si vedono anche sui bilanci: solo negli ultimi dieci anni il fatturato è a praticamente raddoppiato, con Italia e Stati Uniti che rappresentano il 47% del fatturato totale.
Il Gruppo Campari nasce con le attività della famiglia Campari. Negli anni viene mutata la politica aziendale, limitando la produzione alle sole bevande dotate di forte identità e immagine, come il Camparisoda, nato nel 1932. È il primo aperitivo monodose al mondo divenuto simbolo, a livello nazione e internazionale, grazie all’iconica bottiglietta che è rimasta invariata negli anni.
Già negli anni ’60 Campari è un brand diffuso e conosciuto in oltre 80 paesi, ma negli anni successivi la distribuzione arriva a coprire 190 paesi nel Mondo.
La svolta però per il Gruppo arriva negli anni ’90, con la trasformazione del Campari in uno dei principali player del mercato mondiale del beverage, come dimostra l’acquisizione, nel 1999, di Cinzano, leader a livello internazionale di vermouth e spumanti e tra i brand italiani più noti al mondo.
La crescita del Gruppo Campari è proseguita poi nel 2000 con l’acquisizione di importanti marchi nei mercati brasiliano e uruguayano, entrambi con forte potenziale di crescita e sembra non fermarsi come dimostra l’acquisizione di pochi giorni fa.