Bail In – Bail Out e sistema bancario italiano. Stefano Serafini interviene a “Ping Pong”

vlcsnap-2016-03-24-15h27m47s100Da quando è scoppiato il caso “decreto salva-banche”, successivo alla crisi di Banca Etruria, Banca Marche e Carife, non si fa che parlare di Bail In e Bail Out e delle nuove regole europee in materia di gestione delle crisi bancarie, entrate in vigore il 1 gennaio 2016.

Bail In e Bail Out sono due tipologie di intervento che si attivano in caso di crisi di istituti bancari.

Dal 1° gennaio 2016, la crisi di un istituto bancario può essere risolta attraverso il Bail-In (salvataggio dall’interno), meccanismo legale introdotto dalla Direttiva n. 2014/59 dell’Unione Europea per il risanamento e risoluzione di enti creditizi e imprese di investimento che impone la partecipazione degli investitori/risparmiatori – qualora possessori di determinate attività finanziarie emesse dalla banca stessa – alle perdite patrimoniali da questa subite.

Attraverso il Bail-In, le perdite non sono ripartite uniformemente fra tutti i soggetti legati alla banca, ma sono assegnate in modo gerarchico su chi ha investito in strumenti finanziari o strumenti di raccolta bancaria progressivamente più rischiosi.

Il Bail-Out, al contrario, prevede il salvataggio della banca a carico del sistema pubblico, statale o europeo, e dunque dei contribuenti in modo indiscriminato. L’intervento pubblico prevede comunque che i costi siano ripartiti fra azionisti e creditori con un Bail-In pari almeno all’8% del totale del passivo.

Stefano Serafini, ospite della trasmissione “Ping Pong”, ha riassunto in modo chiaro il concetto di Bail In concentrandosi poi, grazie alla sua esperienza di consulente e imprenditore, sul sistema bancario italiano confrontandolo con quello straniero.

Il sistema bancario italiano si differenzia da quello americano, per esempio, o da quello tedesco. Le differenze sono molteplici ed evidenti.

Il Dott. Serafini spiega che dopo una attenta analisi del Sistema Italia, sfruttando la sua posizione privilegiata di imprenditore e consulente, si può notare come uno dei punti di forza sia il “localismo” delle banche italiane; ovviamente, come è avvenuto per l’affair Banca Etruria, può diventare anche un punto di debolezza.

All’estero, prosegue e conclude Serafini, difficilmente viene compreso l’importante ruolo che svolgono le banche locali per il tessuto economico italiano, per l’imprenditoria e le imprese; uno dei motivi è dato senz’altro da una differenza sostanziale nelle dimensioni, tra le imprese italiane e quelle straniere, dato che il 95% circa delle aziende italiane rimane sotto la soglia dei 15 dipendenti.

 

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