In questo intervento vengono affrontante due tematiche importanti, utili per comprendere meglio la situazione economica e lavorativa attuale; un momento di riflessione per cercare di orientarsi all’interno della competizione globale, dell’economia internazionale, della globalizzazione e dell’internazionalizzazione.
La prima tematica che viene affrontata è quella dell’invecchiamento del lavoro, inteso come superamento delle competenze, delle capacità lavorative e delle funzioni aziendali.
Ci sono professioni che, secondo studi internazionali, invecchiano mediamente ogni due anni, ma ce ne sono altre dove l’innovazione gioca un ruolo importante che il tempo di invecchiamento si riduce a sei mesi. Questi dati rispecchiano fedelmente la situazione attuale, uno scenario che si ripercuote su ognuno di noi e su tutte le figure professionali.
Alla luce di questo risulta oggi necessario, in questo contesto economico internazionale, per mantenersi competitivi, una continua formazione professionale, un continuo aggiornamento e un upgrade delle skills per rimanere al passo con i cambiamenti, in un mercato in continua evoluzione, riuscendo ad essere competitivi a livello globale.
La secondo tematica analizzata è altrettanto importante, in particolar modo se declinata nel contesto italiano, ed è l’importanza del recupero dell’artigianalità, delle arti manifatturiere e dei mestieri “antichi”.
Appare chiaro come negli ultimi vent’anni in Italia si stiano perdendo artigianalità e competenze manifatturiere. Stiamo smarrendo quelle capacità tipiche e tradizionali, arti e mestieri che hanno fatto grande l’Italia nel mondo.
La presenza di istituti professionali, scuole e corsi di formazione sembra non bastare a colmare questo pericoloso vuoto. Diventa importante pianificare, investire risorse economiche e strategiche per recuperare queste professioni, erroneamente considerate da qualche “ben pensante” umili e poco stimolanti.
Incentivare e investire nella professionalizzazione, nel lavoro manuale e artigianale dev’essere l’obiettivo, recuperando quelle competenze che rappresentano da secoli l’italianità nel mondo, quel know how tanto invidiato ma soprattutto tanto pagato.